DA.RE.

Saggezza trans-specifica – sapienza aptica dei corpi – immaginazione – gravità – improvvisare

Docente: Romano Gasparotti

12 e 13 ottobre
Ore 16.30-18.30
Incontri online

IPOTESI DI LAVORO CHE VERRA’ SVILUPPATA

E’ una costante il fatto che non solo gli studi filosofici ed estetologici sulla danza considerino il punto di vista filosofico come la superprospettiva a partire dalla quale analizzare, interpretare e comprendere l’oggetto-danza, ma anche gli studi di coloro che uniscono competenze filosofiche alla  formazione e alla pratica, anche professionale, nel campo della danza danno per scontato l’indiscusso primato del filosofico, come se la danza fosse espressione performativa di un pensare minore, il quale solo se tradotto nei termini della “filosofia quale scienza rigorosa” (Husserl), può acquistare dignità e pienezza di senso. In realtà, anche se i primi a dimenticarlo sono proprio i filosofi di professione,  il pensare non coincide affatto con la filosofia, la quale è una certa pratica pensante  – cioè veicolo di un pensare – esattamente come la danza.

L’itinerario proposto in questo breve ciclo di lezioni intende provare a rovesciare questa prospettiva, cercando di ripensare  la filosofia a partire dal cogitare danzante, nella misura in cui quest’ultimo agisce in un continuo rifluire alla scaturigine di un pensare, che non si è ancora depositato  staticamente nelle attitudes di un pensato, mentre la filosofia lavora con concetti e significati logici già costituitisi e fissatisi come tali, allontanandosi progressivamente da ciò che Henry Bergson aveva chiamato potenza del mouvant.

TEMI DELLA TRATTAZIONE

Il cogitare danzante – come posto in risalto sia da filosofi come Friedrich Nietzsche(sulle pagine del Così parlò Zarathustra) sia da danzatori e coreografi contemporanei come Dominique Dupuy – innanzitutto dà prova di una saggezza, che la filosofia ha da secoli del tutto dimenticato. Una saggezza più che umana, la quale accomuna qualsiasi forma di vita intelligente e quindi coinvolge ogni forma di relazione all’interno della mescolanza cosmica di tutto in tutto.

Il cogitare danzante dà anche continuamente prova di una sapienza – da sapio: assaggio, gusto, assaporo – la quale si esprime apticamente nel gioco dei mobili spaziamenti di un toccare ascoltante e mai possessivo.

La danza è sempre danza delle immagini e nasce sempre da un immaginare magico(nel senso della magia bianca), ovvero capace di suscitare spontaneamente contagiosamente effetti e affetti

Se Nietzsche esaltò lo sforzo di vincere la forza di gravità da parte del danzare, un maestro della danza contemporanea come Steve Paxton sostiene che non solo la forza di gravità costituisce il centro propulsore di ogni danza danzata, ma che proprio l’impossibilità di perdere il riferimento gravitazionale rende i corpi trasparenti, in modo che si lascino attraversare da tutto e non perdano mai il contatto concreto con la Terra di tutto e di tutti.

Infine, l’esperienza della danza, smentendo e contestando secoli e secoli di tradizione filosofica, mostra come, nel quotidiano,  non si possa che improvvisare – ne andrà precisata la natura al di là dei luoghi comuni –  anche quando si ritiene di non farlo o di non poterlo fare.

BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO

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